Gianni Cerasuolo
Suggestioni olimpiche

I cazzotti fanno male

Il match tra due donne, Angela Carini e Imane Khalif, è diventato un'arma di distrazione di massa della destra globale. Grazie all'invenzione della pugile-trans. Più dello sport, poté la politica

Forse la querelle l’ha chiusa Alice Bellandi, judoka d’oro, che in piena diretta televisiva con un po’ di imbarazzo dei telecronisti è andata a baciare la sua fidanzata, Jasmine. Davanti a Giorgia Meloni. «Ma chi bacereste voi in un momento così importante? Lo sport è amore», ha reagito di fronte allo stupore degli altri. Un bacio che ha concluso una brutta giornata di polemiche che anche il giorno dopo però si alimentano come il fuoco degli incendi che avvolgono l’Italia su un tema delicatissimo e complicato: il sesso degli atleti. Una giornata, la sesta delle Olimpiadi parigine, che pure ha regalato all’Italia – oltre a quello di Bellandi – ancora un oro, Giovanni De Gennaro nel kayak, e l’argento nel fioretto femminile a squadre. Curiosità: Bellandi e De Gennaro provengono dallo stesso paesino vicino Brescia, Roncadelle, novemila anime, che alleva altri campioni come Anna Danesi, la capitana del volley, e Stefanie Horn, anch’essa canoista ai Giochi. E ancora: il tennis sta andando bene, Musetti troverà in semifinale un monumento, cioè Djokovic, il doppio Errani-Paolini proverà a raggiungere la finale. In attesa dell’atletica.

Chissà che cosa ha fatto più male ad Angela Carini: il jab sul naso oppure il veleno sparso giorno dopo giorno attorno ad un match di boxe femminile che però non è femminile perché l’altra, l’avversaria della napoletana di Afragola, l’algerina Imane Khelif non è una donna, è mezzo uomo e mezza donna, no è un uomo ed ha anche gli attributi?

Ieri mattina, primo giorno di quest’agosto torrido, ho acquistato all’edicola per la prima volta Libero, incuriosito dal titolone d’apertura: “Il Pd fa a pugni con le donne”. Pure questa, mi sono detto, pensando a tutti i guai combinati da Elly Schlein e compagnia bella. Catenaccio: «Oggi un’italiana sul ring contro l’atleta definita “intersex”. Per la federazione di boxe è troppo uomo per combattere. Il Coni protesta, ma la sinistra si ribella: “Omofobi”». La politica italiana (ed i giornali tifosi, il problema è anche questo) è cannibale, questa volta è salita sul ring. Poteva la destra di governo lasciarsi scappare un’occasione del genere? Una trans che fa a cazzotti con una donna, Salvini non aspettava altro e alla vigilia “ha sparato”: «Che un uomo combatta contro la donna mi sembra poco olimpico. Questo la prende a pugni, a botte, non giocano a scacchi». Non si cura nemmeno, il ministro, del soprannome che proprio ieri Salvatore Merlo gli ha appiccicato sul “Foglio”: ministro stoccafisso. «E faccia il sovranista. Per una volta. Sul serio. Pensi alla patria. I treni, ministro, e gli aerei».

Il match del secolo dura 46 secondi. Sembra quasi un bluff. La Carini prende un cazzotto in faccia e si ferma. Poi va verso il suo angolo e dice, urla al direttore tecnico della boxe, Emanuele Renzini: «Non è giusto, fa malissimo…». Quello cerca di calmarla: «Chiudi il round poi ne parliamo». Angela dà l’impressione di voler combattere ma va di nuovo verso il suo angolo e continua a gridare «Non è giusto». Poi getta via il casco, si inginocchia al centro del ring, piange pensando al padre poliziotto morto tre anni fa (proprio mentre lei combatteva alle Olimpiadi di Tokio), e si ritira.

È probabile che la Carini non abbia retto questa compressione politica in cui è stata costretta (il Coni si è tenuto più defilato). Lo stesso Renzini ha rivelato che la ragazza aveva ricevuto messaggi che la invitavano a ritirarsi: «Aveva male ai denti per un ascesso, era sotto antibiotici. Ma si è messa in moto la macchina dei social: tutta l’Italia pugilistica le ha chiesto di non combattere. È possibile che questa polemica l’abbia condizionata. Ma almeno non salire sul ring, sarebbe stata una protesta significativa. Non posso pensare che fosse un gesto premeditato quello di fermarsi». Sta di fatto che due pugilesse sono andate su un ring. Una ha sferrato un forte destro al viso dell’avversaria e l’altra ha accusato il colpo e ha gettato la spugna. Il fatto sportivo è questo.

Imane Khalif non è una pugile transgender. Non ha cambiato sesso, non fosse altro perché in Algeria non si può permettere di fare una cosa del genere. Ha perso un mucchio di incontri, ai Giochi di Tokyo 2021 uscì ai quarti, ha subito numerosi ko, segno che non è invincibile. È apparsa più forte negli ultimi tempi ed è aumentata di peso.

Questo è stato un altro dei casi che le lobby dello sport mondiale non riescono a gestire, problemi delicatissimi che richiederebbero altra sensibilità e un’etica luminosa. Oltre al buon senso. Tra Imane e Angela ci sono di mezzo i potentati delle federazioni sportive e il governo dello sport mondiale, il Cio. E la guerra che a volte si combattono, le une contro l’altro. Imane ha un tasso di testosterone più alto di quello medio di una donna. In India, lo scorso anno, l’Iba, l’International Boxing Association, una delle federazioni di pugilato, l’ha esclusa dai Mondiali (insieme ad una rappresentante di Taiwan): «Le atlete non sono state sottoposte a un esame del testosterone, ma a un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono riservati» aveva scritto l’Iba, come ha riportato “La Gazzetta dello Sport”. L’Iba è stata estromessa dal Comitato Internazionale Olimpico nell’organizzare il torneo parigino. Il suo presidente, il russo Umar Kremlev, sodale di Putin, è considerato un personaggio discutibile ed è stato coinvolto nello scandalo dei verdetti manipolati ai Giochi di Rio 2016. La sua organizzazione non ha fatto mistero di sostenere la guerra di invasione dello zar del Cremlino contro l’Ucraina. Il Cio, che usa criteri di valutazione più tolleranti (a cominciare dal livello di testosterone) ha detto che l’algerina e la taiwanese potevano partecipare al torneo olimpico parigino.

La storia della Khalif segue quelle di altre atlete che sono stato al centro di discussioni sulla identità sessuale. Una per tutte, la mezzofondista sudafricana Caster Semenya, due ori negli 800 metri, portabandiera del Sudafrica a Londra. Ancora prima c’era stata Jamila Kratochvilova. L’atletica leggera adotta criteri diversi per quanto riguarda i livelli di testosterone e chiede ai suoi affiliati di abbassare questi livelli. Insomma, il disordine regna sovrano sulla materia. Il rapporto tra identità biologica, personale e giuridica è cosa complicatissima. Sarebbero necessari pareri scientifici e non quelli dei politici e delle ideologie. Ha ragione Andrea Monti su “Repubblica” quando scrive: «È ammissibile che, in nome della normalità, un essere umano sia costretto ad assumere farmaci che ne alterano il funzionamento fisiologico?». Khalif è una donna iperandrogina, cioè in grado di produrre una quantità di testosterone superiore a quanto di regola può fare un corpo femminile, aggiunge il giornalista.

Un’altra questione di angeli e demoni. Questo baccano della destra e del governo su un match di pugilato femminile ricorda un po’ quanto successe sul caso Bibbiano sugli affidi illeciti dei bambini. Un coro di grida scandalizzate, di gogne mediatiche (non solo della destra, Luigi Di Maio definì il Pd «il partito di Bibbiano») afflosciatesi con sentenze di assoluzioni.

Qui la storia andrà avanti ancora per qualche tempo. Le difficoltà del paese possono aspettare. Perché il presidente del Consiglio, dopo averla abbracciata per la platea, ha scritto un post su Angela in cui dice che «un giorno avrai ciò che meriti in una gara equa». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece ha diramato inviti, «l’aspetto in Senato», dopo aver fatto battute prima dell’incontro: «È politicamente scorretto dire che tifo per la donna?». E Vannacci, poteva mancare?, si è espresso con un «Vergona e squallore». Sono del resto in buona compagnia. La mamma di Harry Potter, J.K. Rowling, ha scritto «che la Carini ha subito un’ingiustizia brutale» sostenendo un hashtag “Io sto con Angela Carini”. Si è aggiunto Elon Musk che ha ripreso una frase di una nuotatrice: «Gli uomini non appartengono agli sport delle donne». Sull’altro fronte, Federica Pellegrini ha detto chiaro e tondo in una intervista alla “Stampa”: «Angela non poteva essere serena come del resto la sua avversaria, la caccia alle streghe fa vomitare».

Lei, Angela Carini, ha tentato di spiegare: «Non ho mai preso colpi così forti… io sono una combattente, sono una che davanti al dolore non si ferma… però non riuscivo a respirare… mi sono arresa, nella boxe capita… ma non ho mai pensato prima del match di non disputarlo… ho combattuto spesso contro gli uomini, mi alleno con mio fratello… le polemiche non mi hanno condizionato… se questa ragazza è qui ci sarà un motivo… non sono nessuna per giudicarla». Per dire finalmente la cosa più giusta su Imane: «Lei non ha nessuna colpa».

I cazzotti fanno male, diceva Gassman a Tognazzi nei Mostri di Dino Risi. In questo caso, hanno fatto male ad un paese che non sa più discutere con civiltà e rispetto per le persone. Tutte.

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