Andrea Carraro
A proposito de “Il sogno di Bernard”

La favola della musica

Paolo Ruggieri e Francesca Nava hanno scritto una favola che racconta la passione di un ragazzino per la musica. Un modo raffinato per parlare di esseri umani e di sogni

Il sogno di Bernard è un libriccino che vi consiglio. Scritto a quattro mani da Paolo Ruggieri e Francesca Nava – è una breve, incantevole favola, pubblicata dall’editore Galaad nella collana tascabile Lilliput, corredata dai disegni in bianco e nero di Alessandra Bagnoli che fissano alcuni momenti topici della vicenda raccontata, collocandoli idealmente ai primi del Novecento. La storia ha una cornice magico/fantastica – ed è assai ben raccontata, ecco il punto, usando una lingua di sintetica esattezza, ma dotata anche di qualche sfumatura lirica – nel suggerire la presenza di una dimensione magica, ma sempre in modo discreto, nascosto. Vi si narra di un ragazzino undicenne, Bernard, con la segreta passione per la musica, che tuttavia non conosce affatto [la musica], non ha potuto studiarla e coltivarla in nessuna forma, poiché fin da piccolo ha dovuto aiutare il padre nella fattoria di famiglia, quella è la vita che sembra essere stata apparecchiata per lui! Pur non conoscendola, Bernard ha come un senso innato della musica, se la sente scorrere addosso, per così dire, avverte attorno a sé, in ogni momento,  le segrete armonie della natura, della realtà che lo circonda: “Trasse un profondo sospiro, chiuse gli occhi, ed ecco apparire davanti a lui la spirale danzante del vento, il canto delle cicale alla fine dell’estate, il gorgoglio cristallino del fiume che rimbalza sui ciottoli, lo stormire dei rami carichi di frutta, la voce lontana del padre che lo chiamava per la cena”. È un musicista/artista in fieri, un personaggio, nonostante la sua età, fin troppo responsabile, malinconico se non proprio infelice, in attesa della grazia, potremmo dire.  Anche se la parola grazia non viene mai scritta dai due autori, beninteso, forse neppure la parola Dio, a pensarci.  Insomma, la dimensione religiosa è assente, è una favola laica, il sogno di Bernard, questo sì vuol dire. Una favola romantica, dove è presente casomai il senso panico della Natura, concentrata sulla quotidianità del protagonista, permeata dai suoi sogni, dal suo precocissimo senso di responsabilità, dalle sue faticose rinunce.

Il setting prevalente è la tenuta immersa in una imprecisata campagna nei dintorni di Berlino, – perché proprio Berlino? “Perché Berlino è il tempio della musica sinfonica! Essendo una parabola sulla musica, – mi ha risposto uno dei due autori, Paolo Ruggieri, raccontandomi al telefono, brevemente, la genesi di questo testo, -“L’idea di scrivere una favola si è concretizzata una quindicina di anni fa, propiziata forse anche dalla mia attività di traduttore di letteratura britannica, dalla mia passione per la letteratura romantica… Nei paesi anglosassoni si dà molta più importanza che da noi alla letteratura fantastica. Francesca Nava è stata una nostra autrice, una delle prime, ed è specializzata in questo tipo di narrazione. Ha pubblicato con noi diversi libri che possono essere letti da grandi e piccoli, penso ad esempio a “La ragazza venuta dal mare” in cui rivisita il mito della sirenetta. Quindi pensai di chiedere a Francesca di rimpolpare quello che avevo scritto, di ricalibrarlo, magari aggiungendo qualche scena. “

Dunque, nella fattoria vive Bernard da solo con Il padre (la madre è morta quando lui aveva solo un anno). La capitale berlinese funge da polo attrattivo per il ragazzo non solo per la musica sinfonica che egli va a sentire a teatro una volta alla settimana, ma per l’atmosfera vivace e che si si respira nelle strade della grande metropoli, i suoni e rumori, il brulichio euforico e sudato per le strade, lo cattura e lo affascina. A Berlino, “la musica gli appariva qualcosa di raggiungibile, perfino per lui che credeva di non capirne un granché. “

È una favola di umani sulla musica, sull’arte, il sogno di Bernard, non animali parlanti, folletti o simili. Il soprannaturale fa soltanto da cornice – dicevamo, – la fanciulla bionda e graziosa, Stella, che Bernard si trova miracolosamente nel granaio, che noi sappiano essere discesa da una stella, per venire a salvarlo e permettergli di raggiungere il suo sogno di diventare un grande direttore d’orchestra e compositore. È una fata, dunque, Stella, ma è destinata a diventare anche una compagna di Bernard per la vita. E gli autori ce lo ricordano nel finale “E ben presto compresero che il segreto di Bernard era semplice: non aveva smesso di credere nei sogni, anche quelli che sembrano lontani come le stelle che brillano nel firmamento, prima o poi si avverano. E dopotutto come poteva dimenticarlo lui che una Stella ce l’aveva fianco? “, Su tale ruolo divino, magico-propiziatorio, di Stella, di cui lui forse, il protagonista, è consapevole, forse no, gli autori non indugiano con spiegazioni, ancora meno con effetti speciali. Preferiscono ometterlo, il fantastico, il magico, dandolo per acquisito, lasciandolo all’immaginazione del lettore, – lettore che si può ipotizzare di qualunque età. Forse per non guastare quell’effetto di realtà che è, io credo, uno dei pregi maggiori di questa favola romantica.


Il disegno accanto al titolo è di Giulia Cavallini.

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