Pasquale Di Palmo
I deliri del bibliofilo

Il Pinocchio di Tallone in quattro varianti

Dal 1951 al 2014, le diverse versioni del capolavoro di Collodi pubblicate dalle storiche edizioni fondate da Alberto Tallone. Un’arte editoriale completamente artigianale, preziosa e raffinatissima, che da decenni si tramanda di padre in figlio, prima nella sede di Parigi e ora a Alpignano

Un discorso imparziale sulla bibliofilia novecentesca non può esulare dall’esperienza fondamentale delle Edizioni Tallone che, dalla sede storica di Alpignano, in provincia di Torino, dove si trovano l’atelier e la stamperia, continuano a deliziarci con una serie di capolavori grafici lavorati artigianalmente. Si compongono ancora manualmente i caratteri mobili sbalzati a mano su punzoni d’acciaio e la stampa viene effettuata con i propri torchi. Tale attività si trascina da decenni di padre in figlio, coinvolgendo tutti i membri della famiglia (attualmente operano Enrico Tallone e la moglie Maria Rosa, coadiuvati dai figli). Il fondatore Alberto Tallone fece l’apprendistato tipografico presso maître Darantière a Parigi nel 1931, rilevando l’atelier nel 1938 e iniziando l’attività di editore e stampatore in proprio. Tra gli anni Trenta e Cinquanta vennero pubblicati alcuni libri in francese, per lo più di autori classici (Racine, Ronsard, Molière, Nerval, Baudelaire, Flaubert), ma anche in greco, latino, spagnolo e, naturalmente, italiano. I titoli avevano (e continuano ad avere) un formato editoriale raffinatissimo, comprendente cofanetto in cartone rigido, camicia editoriale e libro in brossura, protetto da velina, tirato in un numero limitato di esemplari, dichiarato nel colophon insieme alle caratteristiche del libro stesso.

Il 15 ottobre 1960 venne inaugurata la sede di Alpignano alla presenza del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi con il figlio Giulio, di Riccardo Bacchelli e Giovanni Scheiwiller che arrivò appositamente in bicicletta da Milano. Pablo Neruda, in virtù dell’amicizia che lo legava ad Alberto Tallone, licenzierà vari titoli e sarà spesso presente nella stamperia di Alpignano. Essendo il catalogo storico molto nutrito, con riproposte di classici alternate a opere originali di autori contemporanei (da Sinisgalli a De Libero, da Zolla a Ceronetti) l’intento è quello di soffermarsi intorno a un unico titolo che acquista, per la sua particolare importanza, un valore emblematico. Esistono infatti quattro varianti delle Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi che si distinguono per essere tutte composte a mano con caratteri diversi, pur mantenendo il formato in 8° oblungo (cm 30 x 17) tipico delle edizioni talloniane. Furono preferite le illustrazioni di Carlo Chiostri, originariamente uscite nel 1901 da G. Bemporad & Figlio, a quelle canoniche di Enrico Mazzanti «per la loro capacità evocativa di sottolineare i momenti salienti della fiaba», come osserva Enrico Tallone. La pubblicazione del capolavoro di Collodi deriva dall’amicizia di Alberto Tallone con Marino Parenti, bibliofilo e bibliografo, che aveva raccolto i suoi studi sul Collodi nelle Rarità bibliografiche dell’Ottocento (1945) e possedeva una rarissima copia della princeps di Pinocchio. (Nella foto la prima versione del 1951, ndr)

La prima versione, di 268 pagine, venne pubblicata a Parigi nel 1951 in una tiratura di 750 esemplari su carta satinata Johannot e 12 esemplari su carta Montval vergé à la cuve antique. Il carattere adoperato è il Caslon corpo 12 (tratto direttamente dai punzoni originali del 1720) mentre la postfazione di Marino Parenti è impressa in corpo 10 senza alcuna troncatura di parola a fine riga. Nel 1977 viene allestita un’altra versione che si differenzia per il tipo di carattere (Garamond serie 156 corpo 12) e il numero di pagine che ora ammontano a 284. Qui il testo di Marino Parenti appare all’inizio del volume. La tiratura è di 570 esemplari su carta S. Ilario di Pescia (Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, paese natale della madre dell’autore, è una frazione del comune di Pescia), numerati in numeri arabi, e 25 esemplari su carta Magnani di Pescia al tino di puro cotone, marcati in cifre romane. Entrambe le carte sono state fabbricate appositamente e recano in filigrana l’effigie di Pinocchio (nella foto).

L’edizione del 1994, di 284 pagine, presenta i caratteri Tallone in corpo 12 per il testo e per i corsivi degli incipit dei capitoli mentre lo scritto di Parenti è composto con il Garamond corpo 10 di Derberny e Peignot (il carattere Tallone fu realizzato dal capostipite Alberto nel 1949 e venne fatto incidere a mano su punzoni di acciaio da Charles Malin a Parigi e fuso presso la Fonderie Radiguer nella stessa città). La tiratura è di 700 esemplari su carta Magnani recante in filigrana l’effigie di Pinocchio e 16 esemplari su carta Japan Misumi.

Infine l’edizione del 2014 composta di 326 pagine con caratteri Garamond, fusi a Parigi da Deberny e Peignot, in corpo 14. La tiratura è di 450 esemplari, così suddivisi: 219 su velina avorio della Cartiera S. Giovanni di Pescia, 41 su carte diverse al tino di puro cotone Magnani di Pescia e 190 su carta turchina (stesso colore dei capelli della Fata) di puro cotone prodotta appositamente dalle Cartiere di Sicilia di Aci Bonaccorsi. Questa versione presenta anche i saggi Evviva Collodi, evviva Pinocchio! di Piero Scapecchi e Pinocchio, coscienza critica del suo Autore di Lorenzo Poggi, entrambi composti, al pari del testo critico di Parenti, con il carattere Garamond Deberny et Peignot corpo 10, in corsivo. La tiratura di testa è accompagnata dalle opere originali di alcuni artisti.

Considerate le numerose variabili è quanto mai difficile riportare quotazioni attendibili sulle versioni talloniane di Pinocchio, anche se sul versante antiquario la stima per un esemplare in buono stato, completo di custodia e camicia editoriale, non è generalmente inferiore ai 300 euro.

Facebooktwitterlinkedin