L'avventura del commissario Morvan
Indagine senza fine
Juan José Saer con "L'indagine" costruisce una trama gialla introno al 29 brutali, efferati, delitti di vecchiette. Ma la letteratura di genere non apprezza i tempi troppo lenti
Più si va avanti con la lettura de L’Indagine, Juan José Saer, La nuova frontiera, 160 pagine €15,50 il cartaceo 6,99 l’ebook, e più si pensa che l’autore si sia perso, che non ritrovi il bandolo della matassa, finché non c’è la rivelazione che la storia dell’indagine del commissario Morvan la sta raccontando l’argentino emigrato a Parigi, Pinchon. E la narra al vecchio amico Tomatis e al nuovo arrivato, il giovane Soldi che si stupisce e resta affascinato di come i due vecchi amici, dopo oltre vent’anni di lontananza, abbiano ripreso il gioco di sguardi, di detto e non detto, come se non si fossero mai lasciati.
Una storia d’amicizia, di condivisione, di abbandoni a cui non sfugge il personaggio principale. Una storia giocata dietro la trama di 29 brutali, efferati, delitti di vecchiette a cui il commissario Morvan, a capo di una unità speciale, non sa trovare soluzione. Perso dietro alla sua solitudine, con un passato scoperto solo in età adulta, con un rapporto saltuario quanto affettuoso con il padre e vittima di crisi di sonnambulismo, gli sfugge quel quid che sa essere a portata di mano per assicurare l’omicida alla giustizia. Eppure il tutto si svolge in uno spazio ristretto di una Parigi innevata e prenatalizia dove i movimenti e le persone sembrano rallentati. Ma è una lentezza che non agevola le indagini. E il mostro della Bastiglia continua a farla franca.
Una storia di amicizie, dicevamo, come quella con lo scrittore Washington Noriega tra le cui carte la figlia ha trovato un manoscritto anonimo con un romanzo sulla guerra di Troia. È di Washington, come vorrebbe la figlia o no? Insomma un romanzo in cui c’è di tutto ma narrato in maniera diversa.
Saer ci narra il tutto con maestria, con un rotolare di parole che a volte sembrano fini a se stesse ma che compongono un quadro completo come se si fosse accanto ai personaggi, facendoci vedere ciò che essi vedono. Descrizioni non fini a se stesse e scritte per riempire le pagine e allungare il testo come spesso accade, ma descrizioni funzionali alla totale immersione del lettore nella trama e nell’atmosfera, la cena di fine estate argentina è veramente notevole. Un lavoro di introspezione che ci rende partecipi dei meccanismi mentali dei personaggi e dei i loro atteggiamenti esteriori.
Alla fine Morvan, ossia Juan José Saer, ci consegna l’omicida ma la storia potrebbe non essere finita. Perché la trama o la vita, in quella che sembra la sua semplicità, ci lascia nelle mani un altro capo della matassa da svolgere. Ci sarà chi si assumerà il compito?
«… Benché l’ultimo dio dell’Occidente si fosse incarnato per venire sulla terra e si fosse fatto crocifiggere a trentatré anni in modo che i grandi magazzini, i supermercati e i negozi di articoli da regalo potessero moltiplicare il volume delle vendite nel giorno del suo compleanno, i suoi adoratori, che hanno sostituito la preghiera con gli acquisti a credito e la venerazione dei martiri con la foto autografata di qualche calciatore, che non sperano in altri miracoli che un viaggio per due persone sorteggiato in un gioco televisivo, avevano disertato a causa del maltempo gli unici luoghi di culto che frequentano regolarmente e senza traccia d’ipocrisia, le zone commerciali».